
Malanotte
MAZAPEGUL
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Sono il Mazapégul, trecce ai cavalli e regalo mistero,
non mi prendo troppo sul serio, vengo da te
Vergine ben educata, peso nel ventre ed insonne nottata,
i tuoi splendidi occhi da fata ora fanno per me
E mi prenderò gioco di tutto finché lo vorrò
Se mi vuoi allontanare sotto il giaciglio bastoni e forcali,
al tuo fianco acqua di fonte, sdegno mi dà
Sette braccia di corda, quella da bove e fa che non sia corta,
un cappio tre notti appeso in vista se vuoi farmi mal
O mi prenderò gioco di tutto finché lo vorrò
Vivo tra voi, vivo tra voi e nascondo il segreto
Col passo muto sono l’incubo di questa terra
Vivo tra voi, vivo tra voi e nascondo il segreto
Al tuo risveglio son la notte da dimenticare
“CORDA DI CANAPA FATTA DA NOVE MANELLI, PER IMPASTOIARE I CAVALLI DEL RE
CORDA DI CANAPA AD UN LATO ANNODATA, PER POTER INCAPPIARE LA BESTIA DANNATA
IL CAPRONE INFERNALE DALLA SCHIENA PELATA, CHE PORTA LA ROGNA IN PIENA NOTTATA
CORDA DI CANAPA PER LE CAMPANE A MORTO, VA STRETTA FORTE LA SPIA AL COLLO
CORDA DI CANAPA PER IMPICCARE IL LADRO … BUONA PER IMPICCARE IL MAZAPEGUL”
Amo le donne e il loro tesoro, le maledico se perdon decoro,
metto a soqquadro stalle ed umori ecco il perché
Il berretto rosso, cuore pulsante del mio paradosso,
entro nell’aia e lo lascio sul pozzo per farvi capir
Che mi prenderò gioco di tutto finché lo vorrò
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Vivo tra voi, vivo tra voi e nascondo il segreto
Col passo muto sono l’incubo di questa terra
Vivo tra voi, vivo tra voi e nascondo il segreto
Al tuo risveglio son la notte da dimenticare
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NOBEL PER GLI STRONZI
Il tempo del perdono, quello a cui crede nessuno, il tempo è come un gioco da tavola
In cui muovi le pedine dentro identiche mattine, fra spunti rari di normalità
Il tempo delle conclusioni, delle eterne indecisioni, un egoismo non lo vuoi ma vive in te
Un fiume di persone, vomito se ne sento il nome, forse questo è il posto che non fa per me
e arriva il Nobel per gli stronzi, la miglior porcata messa in pratica
e arriva il Nobel per gli stronzi, il peggio come sempre vincerà
Un premio alla carriera o forse ad una vita intera
Personaggi astuti, dagli intelletti acuti, dicon devi credere nella favola
Tra l’industria dello schermo, appesi ai soldi o al padreterno, stenti con idea di immensità
Le preoccupazioni le da chi ha le soluzioni in questa gara in cui non arriverai mai
Col tempo razionato fra speranza e precariato, sorridere è un privilegio senza età
e arriva il Nobel per gli stronzi, la miglior porcata messa in pratica
e arriva il Nobel per gli stronzi, il peggio come sempre vincerà
Un premio alla carriera o forse ad una vita intera
e arriva il Nobel per gli stronzi, il peggio come sempre vincerà
Un premio alla carriera o forse ad una vita intera
Col senno di poi farei ma però
Col senno di poi mi giustificherò
Col senno ci riproverò
Col senno di poi me la racconterò
Col senno di poi, di poi, di poi
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MIO FRATELLO
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Mio fratello è l'assessore comunale, laureato in diritto,
ma spaccia per poter pagar l’affitto
Mio fratello, comunista e finanziere, dona sangue per dovere,
ma quando beve guida ch’è un piacere
S’impossessa impropriamente di equilibri e civiltà,
crea speranze con chiunque e non arriva mai al dunque
Mio fratello la domenica va in chiesa, non è una sorpresa
se impreca contro dio ad ogni pretesa
Mio fratello narcisista, moderato ma teppista,
mio fratello è il peggiore della lista
Mio fratello è un operaio ma sotto al culo ha un Cayenne,
mio fratello ha uno stile illimitato
Ama coltivar gli eccessi, spesa fissa al discount,
lui si reputa un risparmiatore ma spara col mitragliatore anche se un obiettore é
Mio fratello non si esalta, paradosso che risalta,
mio fratello a testa alta ma è un grandissimo fake
Mio fratello abbocca all’amo, mangia carne ma è vegano,
sembra strano ma mio fratello è solamente l’italiano DOC
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Lo conoscete mio fratello è Campanella! è Campanella! è Campanella!
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SURIVAL
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(Dialetto Romagnolo)
Parlina dal culèni d’la Rumagna
I tu fiul scarbuji da e vent d’la vita
In’t scorda t’ci znin mi bèl pajes
In’du ch’is’trova te t’aj fè sugni
Fetti al sassedi ad Toro, gnench Pirèn
A zughi cun i sess uj l’ha mai fàta
I suranum j’è a que tachè in tal foj
I ciàcàra tra lor, i scor t’e vènt
Perli d’un ruseri:
Luisin de Fabar, Nelo de Fon e Limpio d’la Balcera
Bertò ad pistola, Alvaro d’la butega
E Marco d’ l’Ines cun e por Piròn, Pio d’la bocia, Cesarino ad Franz
Nani ad Bibi e ch’Itar e Zaplon
Um brusa i’occ chi brella pr’una gozzla
C’la spunta da e profond d’la nostalgia
Cum u s’impiva l’aria dal nost vosi
I dè zantil dal mi radisi verdi
Artòran pàr santi dai mur scarplè
Cuntè dal cùrsi cùn i mi cumpagn
C’al rimbalzeva vi la zò int la piena
C’al rimbalzeva vi la zò int la piena
E tot i tu fiul chi incua is trova insèm
E is cunta dal zughidi cun i ptun
s-ciantè da la butèla di calzùn
i tasel fètt a svujt t’la cumbarera
ad Turèna, la zò int e gorg d’la voipa
sempra schelz tra i struncun a zil starghi
sempra schelz tra i struncun a zil starghi
Incua c’al vosi al timpess incora
Par rimbalzava fin la zò int la pièna
par scurdè la tristezza ad dè magli
D’la giovinezza pr’artruvè la vena
Parlina dal culèni d’la Rumagna
I tu fiul scarbuji da e vent d’la vita
In’t scorda t’ci znin mi bèl pajes
In’du ch’is’trova te t’aj fè sugni
Artòran pàr santi dai mur scarplè
Cuntè dal cùrsi cùn i mi cumpagn
C’al rimbalzeva vi la zò int la piena
C’al rimbalzeva vi la zò int la piena
Perli d’un ruseri:
Luisin de Fabar, Nelo de Fon e Limpio d’la Balcera
Bertò ad pistola, Alvaro d’la butega
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Traduzione italiana:
Perlina delle colline della Romagna,
i tuoi figli sparsi dal vento della vita
non ti scordano, sei piccolino paese mio bello,
ovunque si trovano tu li fai sognare
Fitte le sassate di Toro che neanche Pierino,
a giocare con i sassi non ce l’ha mai fatta
I soprannomi sono qui attaccati alle foglie,
chiacchierano tra loro, parlano del vento
Perle di un rosario:
Luisin del fabbro, Nelo de Fon e Limpio della Balcera
Bertò di Pistola e Alvaro della bottega
E Marco dell’Ines con il povero Piròn
Pio della bottiglia, Cesarino di Franz Nani del Bibi e gli altri, e Zaplon
Mi bruciano gli occhi che brillano per una goccia,
che spunta dal profondo della nostalgia
Come si riempiva l’aria delle nostre voci,
i giorni gentili delle mie radici verdi
Ritornare per sentieri dai muri che crollano,
contare le corse con i miei compagni
Che rimbalzavano fino laggiù nella piana (piazzetta),
che rimbalzavano fino laggiù nella piana
E tutti i tuoi figli che oggi si ritrovano insieme e
si raccontano le giocate coi bottoni
Schiantati dalla cucitura dei pantaloni
I tasselli a fette (fette di cocomero) a svuotare il campo di cocomeri di Turena,
laggiù nel gorgo della Volpe
Sempre scalzi tra gli stronconi e i cieli stregati
Oggi quelle voci ti riempiono ancora,
per rimbalzare fino a laggiù, nella piana
Per dimenticare la tristezza dei giorni intensi
Della giovinezza per ritrovare la vena
Perlina delle colline della Romagna,
i tuoi figli sparsi dal vento della vita
non ti scordano, sei piccolino paese mio bello,
dove si trovano tu li fai sognare
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Ritornare per sentieri dai muri che crollano,
contare le conti con i miei compagni
Che rimbalzavano fino laggiù nella piana (piazzetta),
che rimbalzavano fino laggiù nella piana
Perle di un rosario:
Luisin del fabbro, Nelo de Fon e Limpio della Balcera
Bertò di Pistola e Alvaro della bottega
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LONG JOHN SILVER
Il mio nome marinai è Long John Silver, terrore dei sette mari
Cicatrici dalla fronte alle caviglie
Ma la gabbia, la forca e gli squali
Li ho guardati sempre da lontano
Sotto l’ombra della mano
Da questo mare che mi tiene prigioniero
Dai Caraibi alla Malesia ho navigato in fuga dal cappio della corona
Proprio il regno che ho servito con onore
Mi ha lasciato una gamba sola
Ma con la mente sgombra nel cammino
E con le mani sul destino
Di questa nave che ci tiene prigionieri
Ammutiniamo marinai e fino all’alba canteremo
Yo-ho ho yo-ho che forza mi darà
Yo-ho ho yo-ho l’odore della libertà
Yo-ho ho yo-ho dal mare alle città
Yo-ho ho yo-ho nessuno mi fermerà
Il mio nome capitano è Long John Silver, terrore dei sette mari
Gentiluomo e bucaniere senza briglie
Un demonio tra i corsari
E come il vento cambio direzione
Come la morte non ho padrone
E questa ciurma obbedirà al mio volere
Non per vendetta o sete di potere se colgo quest’occasione
Di invertire la rotta e dimostrare
L’importanza del mio nome
E che goduria alzare la mia voce
Per far tremare terra mare ed aldilà
E come il vento cambio direzione
Come la morte non ho padrone
E questa ciurma obbedirà al mio volere
Ammutiniamo marinai e fino all’alba canteremo
Yo-ho ho yo-ho che forza mi darà
Yo-ho ho yo-ho l’odore della libertà
Yo-ho ho yo-ho dal mare alle città
Yo-ho ho yo-ho nessuno mi fermerà
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IL BALLO DELL'ULTIMA ORA
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Mi presento signorina sono il primo comandante
questa nave sta affondando già da un po’
Posso farle una proposta, un ballo intenso e senza sosta
che nemmeno all’altro mondo scorderò
Son salpate le scialuppe, in prua i finti mendicanti
assieme alle puttane stanza 23
Son bagnati tutti i soldi, non importa se li conta,
pensa ad essi oppure pensa assieme a me
E mi vedrà con gli occhi della tigre e l’unica regola prima del mar… è che si ballerà
Posso prenderle le mani ed abbracciarla dolcemente
mentre questo sole spegne la realtà
Vorrei chiederle un favore, una cartuccia di stupore,
faccia galleggiare ancora l’anima
Mentre balla pensi bene a tutto ciò a cui ha rinunciato,
a tutti i dubbi vuoti, alle perplessità
Una semplice canzone, un ballo senza un opinione,
un respiro lungo e poi quel che sarà…
E mi vedrà con gli occhi della tigre, e l’unica regola prima del mar … è che si ballerà
E adesso che di tempo non ce n’è,
dovrà pensar s’è giusto piangere
o rischiare assieme a me
E adesso che la morte ci terrà
sullo stesso piano,
col cappello in mano si ballerà
L’acqua fredda si riscalda sul tappeto tibetano
mentre fuori il cielo piano se ne va
La saluto mia signora, il bacio dell’ultima ora,
un bacio ora che i capelli bagnerà
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E mi vedrà con gli occhi della tigre, e l’unica regola prima del mar … è che si ballerà
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LEPRECHAUN
L’ho visto fuggire una mattina nella foresta
La pipa in bocca, cappotto rosso e tricorno in testa
Nel fondo del suo taschino
Una moneta d’oro zecchino
Parte di un tesoro di una fortuna
E le facce che vedrò
Quando racconterò
Ho visto il Leprechaun e lo troverò
Sarà in qualche angolo della brughiera
Forse nascosto in una caverna sulla scogliera
Negli anfratti velati dal grano
Alla fine dell’arcobaleno
Là dove le fate ascoltano il mare
E le facce che vedrò
Quando racconterò
Che ho visto il Leprechaun e lo troverò
Passano gli anni e ancora vado a cercare
Ancora nei sogni ride appare e scompare
Come una strana maledizione
Una mania, una fissazione
Ma so che ripagherà la mia dedizione
Quando lo prenderò
Le cose che farò
Con l’oro del Leprechaun mi vendicherò
L’ho visto fuggire una mattina nella foresta
La pipa in bocca, cappotto rosso e tricorno in testa
E le facce che vedrò
Quando racconterò
E le cose che farò
Quando lo prenderò
E le facce che vedrò
Quando racconterò
E le cose che farò
Quando lo prenderò
Dannato Leprechaun!
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SAMVISE
Ciò che vado a raccontare è la storia di un mezz’uomo
Dalle grandi gesta che nessuno mai narrò
Un bravo giardiniere forte e dal cuore puro
Un compagno impavido che il fato andò a sfidar
Ha girato mezzo mondo ed ha combattuto
Contro Shelob, orchi, troll e bande di bifolchi
Ha sostenuto Frodo, non è da sottovalutare
Essendo lui deviato dall’anello del potere
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Dai vicoli di Brea, attraverso il Monte Fato
Tra fronde incantate e mille asperità
Chi avrebbe mai scommesso un dollaro bucato
Che l'eco del suo cuore arrivasse fino a qua
Invero lo sapeva mio caro e buon amico
Che in fondo non esiste più grande verità
Non contan fama e gloria ma un brindisi sincero
Da una piccola ghianda una quercia nascerà
Ma a noi piace pensare che in questa nostra vita
In cui il destino segna di ognun la dipartita
Conta l’amore, conta la ribellione
Contro il fuoco dell’industria e la mano del padrone
Vogliam Samvise sindaco e domani chissà
Un albero di Mallorn di nuovo crescerà
Vedrai che Rosie Cotton ti aspetterà
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LA MALANOTTE
In un sogno di vento e bufera
In una terra senza primavera
Come la spiga i capelli del guerriero
Nella notte del lupo nero
Ogni speranza è ormai vana
Solo un eco di voce lontana
Il guerriero la morte non teme
Finché sangue sarà nelle vene
Questa spada che ha infranto mille scudi
Ora brama la carne dei lupi
Malanotte questa notte amara
Mai più ti rivedrò mia cara
Rosso è il fiume che solca la macchia
Bestie voi non sarete minaccia
Saranno acque di specchi e rubino
Sarà il tormento di questo cammino
Rubicone, suono del suo destino
Ogni notte sentirà in ogni contrada
Ogni notte sentirà l’eco della sua spada
Una lama d’amore pervasa
Per ogni straniero la sua casa
Questa spada che ha infranto mille scudi
Ora brama la carne dei lupi
Malanotte questa notte amara
Mai più ti rivedrò mia cara
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L’ULTIMA LANTERNA
Riempirò le mie tasche di bombe, per noia o reazione
Avrò un passo spedito ma blando perché correre a volte è scappare
Tradurrò una lingua silente e porterò altra legna sul fuoco
Ruberò agli antichi le storie, vedrò i parassiti affogare
Soffierò sul tuo collo il mio vento e crederai sian solo ricordi
Vestirò di sorriso perenne fino a quando vedrò le tue mani
Lancerò sempre sassi nell’acqua gli specchi ritornan da soli
Piangerò quando il peso dei sogni supererà quello di essere nati
Spengo l’ultima lanterna, un capriccio mi porta a ghermire lo slancio,
il giubilo e l’irruenza del fuoco e di quello che mi può insegnare
Romperò il silenzio e il diagramma con detonazione costante,
riparando la melodia e il tuono per disinnescare la morte
Mi godrò lentamente la carne epurandoti dalla paura,
questa vita la chiami epopea ma pensandoci è meglio avventura
Spengo l’ultima lanterna, un capriccio mi porta a ghermire lo slancio,
il giubilo e l’irruenza del fuoco e di quello che mi può insegnare
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Spengo l’ultima lanterna, ora vedo i muri da soli crollare,
e la strada che porta alla madre mia, anche al buio la riesco a trovare
Con i modi del garzone a folgorar l’esterno
Con il cuore galeotto di un rinnovato affetto
E l’increscioso compito del sapere occulto
Il premio di consolazione non è il grido ma il sussulto
Il premio di consolazione non è il grido ma il sussulto
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